Seminario internazionale "Credenti nel mondo dello sport"
Post date: Jul 29, 2014 9:48:22 AM
Lunedì 21 ottobre il Pontificio Consiglio della Cultura ha organizzato il Seminario internazionale sul tema "Credenti nel mondo dello sport". Quattro obiettivi per il futuro: dare vita ad una "teologia dello sport"; creare una rete internazionale di associazioni sportive cattoliche; istituire scuole di pensiero e centri di formazione per animatori e educatori sportivi in tutto il mondo, organizzare un evento "straordinario" come un incontro con i vertici dello sport mondiale. Sei verbi nella “tag cloud” ideale della giornata: giocare, rivelare, educare, comunicare, integrare, coinvolgere.
Per leggere l'articolo completo, di Giovanna Pasqualin Traversa
La proposta
Nell’Anno della Fede, il Pontificio Consiglio della Cultura in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per la Pastorale del Tempo libero, Turismo e Sport della Conferenza Episcopale Italiana, il Centro Sportivo Italiano, convocano i responsabili dello sport professionistico, associativo cattolico, sport per tutti…, per una giornata di confronto e di testimonianze sul tema sport e fede:
L’idea base
Nella lettera apostolica di convocazione dell’Anno della fede, il Papa Benedetto XVI ci invita a ripercorrere la storia della nostra fede. Ci parla dei discepoli della prima comunità cristiana, dei martiri, degli uomini e delle donne che hanno consacrato la propria vita a Cristo e infine di tanti uomini e donne che «hanno confessato la bellezza di seguire il Signore Gesù là dove venivano chiamati a dare testimonianza del loro essere cristiani: nella famiglia, nella professione, nella vita pubblica, nell’esercizio dei carismi e ministeri ai quali furono chiamati» (Porta Fidei, 13).
L'Anno della Fede sarà l’occasione, anche per il mondo dello sport che sta attraversando tempi di grande inquietudine, per riflettere e confrontarsi. Infatti, la crisi religiosa e il dilagante relativismo etico della nostra società, comportano preoccupanti ripercussioni anche nel mondo sportivo. Siamo convinti che si possa e si debba parlare di relativismo, come lo chiama il Papa, nella misura in cui ognuno di noi vive la propria spiritualità, attiva o spenta, all’interno della propria coscienza non avendo più testimoni credibili, punti di riferimento e modelli sociali a cui attingere.
«Accanto a uno sport che aiuta la persona, ve n’è un altro che la danneggia;
accanto a uno sport che esalta il corpo, ce n’è un altro che lo mortifica e lo tradisce;
accanto a uno sport che persegue nobili ideali, ce n’è un altro che rincorre soltanto il profitto; accanto a uno sport che unisce, ce n’è un altro che divide». (Giovanni Paolo II)
Malgrado queste ambiguità, siamo profondamente convinti che la pratica sportiva debba essere considerata non solo come fonte di benessere fisico, ma «come ideale di vita coraggioso, positivo, ottimista, come mezzo di rinnovamento integrale della persona e della società».(Giovanni Paolo II)
Nel mondo sportivo non mancano testimoni della fede che illuminano il cammino dell'umanità verso Cristo, morto e risorto per noi. Ci rimandano al coraggio delle scelte e alla continua tensione verso la speranza, anche in tempi difficili e travagliati come quello che stiamo vivendo.
Poiché, il mondo dello sport non potrà rimanere indifferente alle domande e ai bisogni degli uomini di oggi, la testimonianza forte e credibile di questi atleti, nostri fratelli e sorelle, sarà un’occasione straordinaria per riflettere e confrontarsi sul valore educativo, culturale e spirituale dell’esperienza sportiva.
Da dove se non dal cristianesimo prendiamo la forza per riflettere sul futuro del movimento sportivo che è in Italia e nel mondo?
Da dove prendiamo la forza per rigenerare un modello sportivo fortemente appiattito sulla mercificazione del corpo e degli atleti, continuamente violentato dall’uso di doping e che ha perso la sua dimensione etica ed educativa?
Da dove prendiamo la fiducia per controbattere ogni forma di violenza, da quella che affiora negli stadi a quella che si esprime nei gravissimi episodi di sopraffazione del “debole”, sia esso la donna o l’immigrato…? Dietro c’è sempre un deserto culturale e spirituale.
Può essere il cristianesimo una forza interna, una sorgente di forze positive e di nuove possibilità per questo mondo dello sport?
A partire da queste domane, ci sentiamo parte di questa grande “catena di fede” in cui condividiamo l’impegno di trasmettere quel che abbiamo ricevuto: «Nessuno può credere da solo, così come nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è dato l’esistenza. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere. Il nostro amore per Gesù e per gli uomini ci spinge a parlare ad altri della nostra fede. In tal modo ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 166).